Il ruolo del caregiver di persone con disabilità nell’educazione digitale
- Marco Campanini
- 1 ago
- Tempo di lettura: 4 min

In un mondo sempre più connesso, l'educazione digitale rappresenta una chiave essenziale per l'inclusione sociale e l'autonomia individuale. Questo è vero per chiunque, ma per le persone con disabilità, accedere a queste opportunità non è sempre semplice. Qui entra in gioco il ruolo del caregiver – familiare, operatore o assistente – che assume un altro significato, non è più solamente il custode della salute fisica e psichica delle persone con disabilità, ma diventa anche facilitatore dell'apprendimento e dell'uso delle tecnologie e nel digitale.
Chi è il caregiver e il suo ruolo nel mondo digitale
L'educazione digitale, o digital literacy, include competenze come l'uso di internet, social media, app e dispositivi assistivi. Per le persone con disabilità, è cruciale per superare barriere fisiche e cognitive, promuovendo autonomia, lavoro e partecipazione civica. Tecnologie come screen reader o app per la comunicazione amplificano le capacità, ma richiedono una formazione adeguata.
I caregivers anziani
Senza supporto, il digital divide – la disparità nell'accesso al digitale – rischia di escludere ulteriormente queste persone, specialmente quelle anziane che si prendono cura di persone con disabilità gravi adulte.
Secondo fonti come ISTAT, in Italia vivono circa 3,1 milioni di persone con disabilità (dato riferito al 2019), di cui una parte rilevante è costituita da adulti e anziani. Molte di queste persone sono assistite da caregiver in età avanzata, che spesso non hanno lo stesso approccio alla tecnologia dei più giovani.
Un esempio concreto è l’attivazione dello SPID da parte di un caregiver anziano. La procedura, che richiede competenze informatiche di base, gestione di password, invio di documenti digitali e talvolta una video-identificazione, può risultare complessa per chi non ha familiarità con la tecnologia.
La mancanza di supporto diretto, la paura di commettere errori e la diffidenza verso gli strumenti digitali spesso bloccano il processo, creando ulteriori barriere.
In questi casi, il rischio è quello di rimanere tagliati fuori da servizi online essenziali come il fascicolo sanitario elettronico, per esempio, accentuando di fatto il digital divide e l’isolamento.
A questo proposito, secondo uno studio sull’alfabetizzazione digitale sanitaria in persone anziane (Effectiveness of Digital Health Literacy Interventions in Older Adults: Single-Arm Meta-Analysis), gli interventi più efficaci sono stati quelli in presenza, rispetto ai metodi basati sull’accesso remoto..
Un'altra indagine condotta invece in Italia da istituzioni della provincia di Rieti, sull’alfabetizzazione digitale di caregivers e pazienti, ha dimostrato, che meno della metà degli intervistati usa il Fascicolo Sanitario Elettronico e sa cosa sono i dispositivi di monitoraggio della salute a distanza.
I caregivers giovani
Al contrario, vi sono caregiver giovani che assistono persone anziane e che, oltre ad assisterle, diventano anche formatori e facilitatori digitali. Secondo i dati ISTAT, sono oltre 2,7 milioni le persone con più di 65 anni in Italia che presentano almeno una limitazione grave nelle attività quotidiane. Di queste, circa il 10 - 12% si trova in condizioni di severa non autosufficienza.
In questo contesto, entrano in gioco i figli, fratelli o sorelle, o giovani adulti caregivers.
La platea di questa nuova forza lavoro di sostegno al welfare, che appartiene alla generazione X, è più orientata al futuro e proattiva, nell’utilizzo delle risorse digitali.
Sono a conoscenza e usano piattaforme di blended-care, che combinano interventi online e offline per la gestione della demenza, offrendo moduli personalizzati. Attraverso gruppi di supporto online, condividono esperienze e best practices su tool digitali, migliorando l'apprendimento peer-to-peer.
Quando i ruoli si invertono
Esiste una terza categoria: persone con disabilità che diventano a loro volta “caregiver digitali” dei propri genitori anziani, analfabeti digitali.
In questa categoria mi riconosco anch’io, ormai quarantaseienne con genitori ultra settantenni, analfabeti digitali, totalmente avulsi dalla tecnologia.
In questo scambio di ruoli, non sono soltanto il figlio che riceve cure, ma divento al tempo stesso facilitatore o caregiver del loro apprendimento digitale.
Da tale esperienza, ho comunque imparato che anche chi parte da zero, se sostenuto con pazienza e fiducia, può acquisire competenze utili per gestire la vita quotidiana online.
Tuttavia, è importante sottolineare che, in questi casi, entrano spesso in gioco dei bias cognitivi: può capitare di dover ripetere più volte una funzione o un comando prima che venga recepito, proprio perché le nuove abitudini digitali faticano a consolidarsi. Questo processo, se gestito con empatia, rafforza la relazione e abbatte paure e diffidenze, restituendo autonomia e fiducia reciproca.
💡 Tip pratico
Se sei un caregiver, prova app come “CaringBridge” o “Alzheimers Caregiver Buddy” per supporto e formazione.
🔎 Curiosità
Il 10–12% degli over 65 italiani vive in condizioni di severa non autosufficienza (ISTAT).
✍🏻 Quote
"Il caregiver digitale è il ponte tra la fragilità e l’autonomia."
L’avanzamento tecnologico ci conduce verso una società sempre più digitale e interconnessa: innovazioni come l’intelligenza artificiale e la robotica pongono nuove sfide anche a chi si occupa di cura e assistenza. Che si tratti di giovani adulti che accudiscono genitori o di genitori che sostengono figli con disabilità, il caregiver del futuro dovrà necessariamente adattarsi a queste trasformazioni.
Guardando avanti, le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale e la robotica umanoide promettono di rivoluzionare l’assistenza alla persona, svolgendo in parte quei compiti che oggi richiedono la presenza costante del caregiver. Tuttavia, nel presente, è fondamentale puntare su politiche di formazione, accessibilità e risorse digitali per sostenere chi si occupa di cura.
Molti comuni stanno già promuovendo corsi dedicati all’alfabetizzazione digitale per persone anziane e progetti di volontariato per diffondere le competenze tecnologiche tra chi ne ha più bisogno. Investendo nella formazione digitale dei caregiver, sarà possibile costruire una società più inclusiva, in cui nessuno venga lasciato indietro.
Se sei un caregiver, puoi iniziare esplorando gruppi online o app pensate per l’assistenza: il tuo contributo è prezioso e può davvero fare la differenza.
Vuoi condividere la tua esperienza da caregiver digitale? Scrivici e raccontaci la tua storia.
Che bell' articolo, grazie mi sono quasi commossa